Le Chiese di Pavia San Michele Maggiore- 2- «Ecclesia Sancti Michaelis maioris, quae incredibili et admirabili pulchri- tudine decoratur» così dal suo sog- giorno avignonese, verso l’anno 1330, Opicino de Canistris ricorda con nostalgia questa Basilica della sua città, di cui ha subito il fascino; e ben a ragione perché il San Miche- le era ed è sempre stato un punto di riferimento per la vita di Pavia. Un fascino che non cessa di emergere anche ai nostri giorni e che viene spesso rimarcato dai numerosi visi- tatori che si soffermano a contem- plare la facciata, o che percorrono si- lenziosi le navate, o che salgono con una certa circospezione i gradini del presbiterio. E proprio per venire in aiuto a tutti coloro che ne restano ammirati è sta- to redatto questo sussidio che, per- correndo la dimensione storica e quella artistica, favorisce una mag- giore presa di coscienza della sugge- stione esercitata dal San Michele e ne asseconda l’approfondimento. Non dunque un oggetto museale, ma una testimonianza viva della fede, dell’amore del bello e dell’identità di un popolo. il parroco don Giuseppe Enrico Orticelli Le Chiese di Pavia Presentazione- 3- San Michele 1 2 3 1) Facciata del transetto settentrionale, con il sagrato (piazzetta Azzani) che si apre verso corso Garibaldi. Racchiusa tra due solidi contrafforti, è tripartita da sottili lesene che inquadrano il portale le cui sculture conservano tracce di policromia. Il rivestimento in arenaria, costellato di buche pontaie, si interrompe nella parte terminale dove lascia spazio al cotto. Il tiburio ottagono è alleggerito dalla loggetta a cui si sovrappone una fila di archetti caratterizzati da profondi fornici. 2) Planimetria della cripta (da F. De Dartein, Étude sur l’architecture lombarde , Paris, 1865-1882, pl. 48). 3)Planimetria della chiesa (da A. Peroni, San Michele a Pavia, Milano, 1967, fig. XXXVII)- 4- La storia Secondo una leggenda, riferita da di- versi autori (Sigonio, Spelta, Breventa- no, Ghisoni, S. Capsoni, ecc.), la fonda- zione della chiesa sarebbe da attribuirsi all’imperatore Costantino (IV sec). Paolo Diacono testimonia l’esistenza di una chiesa di San Michele già ai tempi del re longobardo Grimoaldo nel VII se- colo ( Historia Langobardorum , V, III). Collocata nel quadrante sud-orientale della città, si trovava vicino al palazzo regio esvolgeva le funzioni di chiesa palatina. All’inizio del XII secolo (Peroni, 1996) subiva una radicale ricostruzione in for- me romaniche (fig. 4). Il ruolo di presti- gio comportava la scelta di un rivesti- mento lapideo che la avvicinasse simbolicamente alle cattedrali imperiali d’Oltralpe. Il materiale, un’arenaria tene- ra dai riflessi dorati, veniva reperito nel- le colline dell’Oltrepò, a Santa Giuletta. Le incoronazioni Quando Pavia era capitale, la chiesa di San Michele era il luogo delle incoro- nazioni: si citano quelle di Berengario I, Berengario II, Adalberto, Arduino d’I- vrea, Enrico II e, infine, nella chiesa ri- costruita, Federico Barbarossa (1155). Un filone iconografico si riferisce a que- sto tema: è di particolare interesse L’in- coronazione (fig. in copertina) dipinta (fine XV sec.) nella volta dell’ultima campata della navata centrale. L’arcan- gelo San Michele pone la corona sul capo di un sovrano, alla presenza dei santi vescovi Ennodio e Eleucadio, compatroni della chiesa. Il sovrano, per lo più identificato con Costantino, pre- senta capigliatura e barba tendenti al rosso e, secondo Gianani (1974, p. 54), rivelerebbe una grande somiglianza con un’immagine coeva di Federico Barbarossa. Nel catino absidale L’incoronazione del- la Vergine (fig. 33), enfatizzata dal gran- dioso trono col dossale architettonico di gusto tardo gotico, è datata 1491. Nella volta della prima campata della navata destra, nella Trinità dipinta da Bernardo Cane (seconda metà XVI se- colo), il Padre e il Figlio reggono una corona. Perfino l’Anno, nel mosaico dei mesi del presbiterio (XII sec.), è raffigurato come un sovrano assiso in trono, con la corona in capo, lo scettro in una ma- no e il globo nell’altra (fig. 14). Nel pavimento della navata centrale, l’i- scrizione circondata da quattro tondi di marmo nero indica il punto in cui, se- condo la tradizione («vetus opinio»), venivano incoronati i sovrani. Le Chiese di Pavia 4) La chiesa di San Michele indicata con il numero 14. Particolare della mappa Ballada (metà XVII sec.) 4- 5- L’intitolazione Il culto per San Michele si diffonde presso i Longobardi soprattutto in se- guito a una vittoria contro i Bizantini (presso Siponto, nel Gargano), che vie- ne attribuita alla sua intercessione. Nell’ Apocalisse (12, 7) l’arcangelo com- batte a capo delle schiere angeliche, pertanto è spesso rappresentato con corazza e spada (come nella vetrata del transetto meridionale) o lancia. Avolte, ai suoi piedi, il demonio sconfit- to è raffigurato in forma di drago, come nel bassorilievo che, sovrastando l’in- gresso principale (fig. 5), domina l’inte- ra facciata. Il ruolo di accompagnatore delle anime (psicopompo) è evidenzia- to nel capitello con La morte del giusto , dove, con una lancia, tiene a bada il demonio a cui sottrae l’anima del giusto (in forma di bambino) per trasportarla verso il Paradiso (fig. 6). Con la bilancia, che serve per pesare le anime, lo troviamo al centro del paliotto dell’altare lapideo trecentesco, ma an- che, all’esterno, in un bassorilievo del- l’abside. San Michele 5)L’arcangelo Michele che schiaccia il demonio-drago (bassorilievo sulla facciata) 6) Capitello con La morte del giusto 5 6- 6- L’architettura La facciata a capanna è inquadrata da massicci contrafforti e tripartita da ele- ganti lesene polistili. I portali sono pro- filati da ghiere scolpite; il sistema di fi- nestre (bifore, monofore, oculi e croce) si conclude con la loggetta cieca. Rivestita in arenaria, è decorata con sculture disposte su fasce parallele ed era in origine completata da bacini ce- ramici policromi (sono ancora visibili gli incavi che li contenevano). Sicuramente il colore era esteso anche alle sculture; un brandello di colore è ri- emerso nella lunetta dell’ingresso set- tentrionale, in seguito a una recente operazione di restauro. Il transetto sporgente è voltato a botte e, sull’incrocio, si innesta la cupola, monta- ta su trombe, mascherata esternamente dal tiburio ottagono decorato da una log- getta analoga a quella di coronamento della facciata e dell’abside (fig. 7). La parte inferiore del campanile è pre- cedente alla ricostruzione della chiesa (XII secolo), quindi riferibile alla prima metà dell’XI secolo. Alla fine del Quattrocento, a seguito di gravi lesioni, si rendono necessari il rin- novamento delle volte della navata maggiore, che passano da due a quat- tro (Peroni, 1996), e il rifacimento del- l’intonaco sia nelle coperture di transet- to e cupola sia nella volta e nei muri del presbiterio (Maiocchi, documento 3 di- cembre 1489) a cui segue l’esecuzione di alcuni affreschi. Questa operazione ha comportato un probabile lieve innalzamento delle mu- rature, che sono state completate in cotto anziché in arenaria, come risulta visibile dall’esterno della chiesa Tra il 1860 e il 1875 un importante inter- vento di restauro (Dell’Acqua, 1875) so- stituisce le sculture ammalorate, riapre le finestre tamponate, riporta il pavimen- to al livello originario e scopre il portale minore del lato settentrionale simmetri- co a quello del fianco sud (fig. 8). Le Chiese di Pavia 7 8- 7- Tra il 1963 e il 1986 si procede a un re- stauro di tipo chimico, condotto da Piero Sanpaolesi, mirante all’impermeabiliz- zazione e al consolidamento dell’arena- ria della facciata, che però in seguito si rivelerà gravemente dannoso. L’interno L’impianto è a croce latina (fig. 3) con tre navate di quattro campate ciascuna, coperte con volte a crociera (fig. 9). Sul- le navate minori si dispongono i matro- nei (fig. 10), ai quali si accede per mez- zo di strette scale in spessore di muro. Dopo il Concilio di Trento si realizzano anche le quattro cappelle laterali sfon- dando i muri perimetrali delle due cam- pate intermedie e utilizzando la profon- dità concessa dai contrafforti. Al di sotto del presbiterio sopraelevato si dispone una criptaa oratorio, suddi- visa in tre navate (figg. 2 e 11), che nel 1614 viene dedicata a San Carlo. Vi si conserva il monumento funebre del beato Martino Salimbene, voluto nel 1491 dal Collegio dei Notai e attribuito alla cerchia dell’Amadeo (proveniente dalla chiesa di San Giovanni in Borgo). San Michele 7) L’abside e il campanile 8) Il portale sul fianco meridionale. Nell’architrave è rappresentata la Traditio legis 9) L’interno 10) Il matroneo 11)La cripta 9 10 11- 8- Il presbiterio Il profondo presbiterio sopraelevato (fig. 13) è definito da transenne poste in ope- ra nel restauro ottocentesco (C. Dell’Ac- qua, 1875). Nel catino absidale, l’affre- sco con L’incoronazione della Vergine (fig. 33) è realizzato nel 1491 da Agosti- no da Montebello (Albertario, 1996). Sulla trave il Crocefisso e le figure do- lenti della Vergine e di Giovanni sono opera pregevole di Urbanino da Surso (seconda metà XV secolo). La mensa lapidea, consacrata nel 1383, porta al centro l’immagine di San Michele con la bilancia e, ai lati, i santi vescovi Ennodio e Eleucadio. Sul retro si dispongono le due iscrizioni dedicatorie, una del 1383, l’altra del 1592 (nuova consacrazione). La grande “maestà” in forma di tempio in legno dorato è del 1606 (fig. 12). Le Chiese di Pavia 12 13- 9- Biblioteca Vaticana sappiamo che nel tondo centrale erano raffigurati Teseo e il Minotauro e che in basso a sinistra (angolo nord-ovest) c’erano Davide e Golia, a simboleggiare la vittoria sul male. Il labirinto può significare il difficile cam- mino del fedele nella sua ascesa verso Dio. Le figure che si distribuiscono in- torno (la capra, il cane, il cigno, Pega- so, il drago e infine anche i pesci) sem- brano riferirsi alle costellazioni e quindi alludere alla volta celeste. San Michele 12)L’altare maggiore, architettura in legno dorato a pianta centrale, articolata su tre livelli, con balconate, nicchie e statue (inizio XVII secolo) 13) Il presbiterio. In alto, incorniciato dall’arco trionfale, il Crocefisso ligneo del XV secolo 14) Il mosaico pavimentale del presbiterio (XII secolo) Il mosaico pavimentale Il restauro del 1863 ha rimesso in luce, nel presbiterio, un’ampia porzione del mosaico pavimentale romanico (fig. 14) della prima metà del XII secolo. Al centro di una sequenza di archi, la fi- gura dell’Anno in trono è affiancata a si- nistra dai mesi di febbraio, marzo (che soffia nei corni) e aprile (che regge i fio- ri) e, a destra, maggio (con la falce), giugno e luglio (che miete il grano). Sotto rimane una porzione di labirinto organizzato in modo geometrico per cerchi concentrici. Da un disegno della 14Next >